venerdì 4 febbraio 2011

Ghiaccio e fuoco...

Ghiaccio e fuoco per il prossimo incontro. Non so quando sarà, e forse non voglio neanche che avvenga troppo presto, ma quando sarò di nuovo a casa sua, nella penombra della sua camera da letto, tra i sussurri di un appartamento castrato da mura troppo sottili appena celati da una radio accesa sarò io l'artefice del suo stupore, io la bocca del suo piacere...
Ghiaccio e fuoco, direttamente dall'oriente, dalla Cina ambrata che si specchierà in una tazza di te bollente per poi riflettersi nel contrasto ipnotico del ghiaccio crudele, sarò io l'interprete di un viaggio mai intrapreso all'interno delle sensazioni più calde e voluttuose e delle tensioni più irrequiete dei suoi nervi, dei suoi muscoli, del suo abbandonarsi consapevolmente nelle mie mani. Nella mia bocca.
Ghiaccio per iniziare. Piccoli cubetti che sopporterò con la volontà dettata dalla mente e che scivoleranno dalla mia bocca al suo sesso, senza mai cadere, sempre sostenuti dal vorticoso movimento della lingua e ancorati dalla stretta delle labbra. E lui mi lascerà fare, per vedere dove voglio arrivare, e io continuerò a torturarlo freddamente fino a quando l'ultimo cubetto non sarà diventata una lacrima di acqua, allora attingerò alla sapienza sensuale dell'occidente, assaporando il te bollente, per poi rituffarmi nelle sue cosce e divorare con famelico logorio il suo sesso turbato. Conturbato. Estasiato.
La sensazione sarà forte, intensa, inaspettata, e le tensioni muscolari cederanno  lascivamente alle dinamiche del gioco  e al ritmo dell'alternarsi senza sosta tra gli opposti complici di un rito profano che celebrerà il suo piacere e il mio piacere di dare piacere. O di possedere...O di dominare...


Dominare concedendosi, diventando l'umile ancella di un bordello da pochi dollari, dominare il piacere e possederne le chiavi di lettura più perversamente sottili per insinuarmi nei meandri dei desideri più violenti, degli impulsi più sanguigni, dell'immaginario più inesplorato.

E come l'ancella che esegue il suo compito con scrupolo e metodo sarò io, con devozione e abbandono mi abbatterò su quel corpo per vederlo accasciarsi in un orgasmo egoista e solitario...un piacere controverso che lo priverà del suo ruolo di maschio castigatore per relegarlo a quello di preda designata, di inerme vittima degli istinti più carnali, incapace di fermarmi...

Non si tratta di semplice dominazione, di istinto di abnegazione o di pura sopraffazione. E' la volontà, atavica, di provare a esercitare il potere del sesso per portare avanti una tradizione che resiste a millenni di storia, di sociologia, di parole e di tesi. E' la stessa contraddizione che lega gli elementi cardine di questo rito, il ghiaccio e il fuoco, a proiettarsi nella mia mente e a spingermi ad arrivare ai confini del mio essere e del mio negarmi, il mio sentire...

...Solo un gioco forse, raffinato certo, struggente e intenso,  solo un gioco...
Un gioco che ho voglia di giocare, tappa di un percorso che mi vedrà alla ricerca  continua di nuovi stimoli, di nuovi paradossi, di nuove frontiere da esplorare...

 Ghiaccio e fuoco. 
Un gioco che non potrà dimenticare facilmente...

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